martedì 17 dicembre 2013
La sghionguelata
Nei mesi più freddi dell'inverno, durante il giorno o come attrazione durante le veglie, si usava fare dei fuochi vivaci nel grande camino di casa con i cappellini delle ghiande (ghiongolo).
Si creava così una suggestione particolare data sia dalla luminosa fiamma sia dal vistoso fumo bianco che usciva dal comignolo.
lunedì 9 dicembre 2013
Un vecchio barchino per la pesca nella laguna di Orbetello
Le previsioni del tempo erano funeste, ma quando siamo sul tombolo della Giannella, tra gli eucalipti è tornato a splendere il sole. In viaggio da più di due ore, la nostra meta è Orbetello. Vanni ha deciso di passare dalla diga: una serie di ponti che taglia in due la laguna, oggi particolarmente bella.
Superato il paese vecchio, seguiamo le indicazioni ricevute al telefono e senza difficoltà troviamo la cooperativa dei pescatori. Non ci resta che lasciare l'automobile nel vicino parcheggio.
Ad aspettarci c'è Marco Aldi, un socio della cooperativa. È lui che ci scorta oltre il cancello, dove sono le rimesse dei pescatori. Oggi è festa, i barchini sono tutti ormeggiati. Anche qui a Orbetello le barche per il lavoro sono in resina: sono più leggere e richiedono poca manutenzione. Tra quelle in uso ne notiamo una soltanto in legno ma "ricoperta".
Nel frattempo ci ha raggiunto un altro socio, Giancarlo Lombardi, che ci parla delle imbarcazioni tradizionali e delle evoluzioni più recenti.
Superato il paese vecchio, seguiamo le indicazioni ricevute al telefono e senza difficoltà troviamo la cooperativa dei pescatori. Non ci resta che lasciare l'automobile nel vicino parcheggio.
Ad aspettarci c'è Marco Aldi, un socio della cooperativa. È lui che ci scorta oltre il cancello, dove sono le rimesse dei pescatori. Oggi è festa, i barchini sono tutti ormeggiati. Anche qui a Orbetello le barche per il lavoro sono in resina: sono più leggere e richiedono poca manutenzione. Tra quelle in uso ne notiamo una soltanto in legno ma "ricoperta".
Nel frattempo ci ha raggiunto un altro socio, Giancarlo Lombardi, che ci parla delle imbarcazioni tradizionali e delle evoluzioni più recenti.
martedì 3 dicembre 2013
Il mestiere e la passione dei pescatori riemergono dal grande mare di internet
Un video di storia
Sara Minciaroni per il Corriere dell’Umbria, venerdì 18 ottobre 2013, p. 25.
Castiglione del Lago. Ci sono delle perle che non stanno in fondo al mare. Anche dalle acque del Trasimeno riemergono a volte "cimeli" che vale la pena notare. Non si tratta di reperti archeologici ma di un pezzo di storia della vita e delle tradizioni del lago.
L’Arbit del Trasimeno (Associazione Recupero Barche Interne Tradizionali) ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un video tratto da un vhs degli anni ottanta. Un po’ presto forse per essere dichiarato vintage ma osservandolo si coglie il sapore di un mestiere che oggi è sempre più difficile intraprendere: quello del pescatore.
Poco meno di 4 minuti di girato in cui due uomini Andrea Pagnotta e Nazzareno Buchicchio a bordo di una abrca da pescatori, partendo dalla vecchia cooperativa di Castiglione del Lago, “escono a pesca affrontando un lago particolarmente minaccioso” (come si legge nella didascalia). “Si può notare l'abilità di Andrea nel mantenere la barca remando, mentre soffia un forte vento. Intanto Nazzareno recupera dai tofi una notevole quantità di agone (latterini).” Il video spiegano dall’associazione è stato recuperato grazie a un socio ed è “un vecchio vhs girato sul finire degli anni ’80 a Castiglione del Lago. Ringraziamo Rita che ha girato le immagini e conservato la videocassetta”
Dal mare magnum di Internet ogni tanto salta fuori qualche boccone prelibato che vale la pena non farsi scappare, stavolta ci ha pensato l’Arbit un gruppo di lavoro aperto e un’associazione artistico-culturale che si propone di valorizzare, promuovere, sostenere e incrementare le barche tipiche del Tarsimeno.
Sara Minciaroni per il Corriere dell’Umbria, venerdì 18 ottobre 2013, p. 25.
Castiglione del Lago. Ci sono delle perle che non stanno in fondo al mare. Anche dalle acque del Trasimeno riemergono a volte "cimeli" che vale la pena notare. Non si tratta di reperti archeologici ma di un pezzo di storia della vita e delle tradizioni del lago.
L’Arbit del Trasimeno (Associazione Recupero Barche Interne Tradizionali) ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un video tratto da un vhs degli anni ottanta. Un po’ presto forse per essere dichiarato vintage ma osservandolo si coglie il sapore di un mestiere che oggi è sempre più difficile intraprendere: quello del pescatore.
Poco meno di 4 minuti di girato in cui due uomini Andrea Pagnotta e Nazzareno Buchicchio a bordo di una abrca da pescatori, partendo dalla vecchia cooperativa di Castiglione del Lago, “escono a pesca affrontando un lago particolarmente minaccioso” (come si legge nella didascalia). “Si può notare l'abilità di Andrea nel mantenere la barca remando, mentre soffia un forte vento. Intanto Nazzareno recupera dai tofi una notevole quantità di agone (latterini).” Il video spiegano dall’associazione è stato recuperato grazie a un socio ed è “un vecchio vhs girato sul finire degli anni ’80 a Castiglione del Lago. Ringraziamo Rita che ha girato le immagini e conservato la videocassetta”
Dal mare magnum di Internet ogni tanto salta fuori qualche boccone prelibato che vale la pena non farsi scappare, stavolta ci ha pensato l’Arbit un gruppo di lavoro aperto e un’associazione artistico-culturale che si propone di valorizzare, promuovere, sostenere e incrementare le barche tipiche del Tarsimeno.
martedì 26 novembre 2013
1935. I sistemi di pesca nella laguna di Orbetello
Arturo Mengoni, La pesca nella laguna di Orbetello. Aspetti di un’industria marinara, "Le vie d'Italia, rivista mensile del Touring Club Italiano, organo ufficiale dell'Enit", annata 41, gennaio 1935, pp. 27-32.
Lo specchio d’acqua intorno ad Orbetello veniva, fino a pochi anni fa, ingiustamente denominato «Stagno». Laguna è, invece, come ci dicono le carte dell’Istituto Geografico Militare e quelle del Touring. Ha quattro canali in continua comunicazione col mare, e perciò le sue acque sono costantemente mosse.
L’Argentario ed il territorio che corre parallelo alla strada ferrata della linea Roma-Pisa opposti di lato - sono fra di loro uniti dai tomboli della Feniglia e di Giannella - lunghi ciascuno sette chilometri e larghi da 500 a 1000 metri. Quello della Feniglia, staccandosi in prossimità dell’Ansedonia, e l’altro della Giannella dalla foce dell’Albinia, si congiungono all’Argentario, il primo dalla parte di Porto Ercole, il secondo da quella di Porto S. Stefano, e precisamente alla rada di S. Liberata. Questi due tomboli, col loro ciclopico abbraccio, racchiudono negli altri due lati opposti la Laguna, come volessero difenderla dalle furie del Tirreno.
Lo specchio d’acqua intorno ad Orbetello veniva, fino a pochi anni fa, ingiustamente denominato «Stagno». Laguna è, invece, come ci dicono le carte dell’Istituto Geografico Militare e quelle del Touring. Ha quattro canali in continua comunicazione col mare, e perciò le sue acque sono costantemente mosse.
L’Argentario ed il territorio che corre parallelo alla strada ferrata della linea Roma-Pisa opposti di lato - sono fra di loro uniti dai tomboli della Feniglia e di Giannella - lunghi ciascuno sette chilometri e larghi da 500 a 1000 metri. Quello della Feniglia, staccandosi in prossimità dell’Ansedonia, e l’altro della Giannella dalla foce dell’Albinia, si congiungono all’Argentario, il primo dalla parte di Porto Ercole, il secondo da quella di Porto S. Stefano, e precisamente alla rada di S. Liberata. Questi due tomboli, col loro ciclopico abbraccio, racchiudono negli altri due lati opposti la Laguna, come volessero difenderla dalle furie del Tirreno.
lunedì 18 novembre 2013
Storia triste poi felice d'un sandoletto veneziano
Venezia. È iniziato sabato 16 novembre il restauro in pubblico di un piccolo sandolo in legno. Una barca tradizionale veneziana con una storia particolare.
A Venezia, nel sestiere di Santa Croce era ormeggiato, di fronte alla chiesa di San Giacomo da l’Orio, un piccolo sandolo. La barca era la gioia dei due piccoli proprietari e dei loro genitori. Purtroppo però un giorno il sandoletto iniziò ad essere inspiegabilmente danneggiato da ignoti vandali.
I proprietari, dopo aver coinvolto anche le autorità, stavano per decidere di rinunciare a mantenere la barca che ormai era considerevolmente danneggiata e veniva quotidianamente imbrattata da rifiuti, quando conobbero i soci del Caicio. E cambiarono idea.
A Venezia, nel sestiere di Santa Croce era ormeggiato, di fronte alla chiesa di San Giacomo da l’Orio, un piccolo sandolo. La barca era la gioia dei due piccoli proprietari e dei loro genitori. Purtroppo però un giorno il sandoletto iniziò ad essere inspiegabilmente danneggiato da ignoti vandali.
I proprietari, dopo aver coinvolto anche le autorità, stavano per decidere di rinunciare a mantenere la barca che ormai era considerevolmente danneggiata e veniva quotidianamente imbrattata da rifiuti, quando conobbero i soci del Caicio. E cambiarono idea.
Etichette:
barche d'acque interne,
laboratorio
lunedì 11 novembre 2013
1871. La pesca nel lago di Orbetello
La relazione che si può leggere qui sotto è tratta dalla raccolta La pesca in Italia. Documenti raccolti per cura del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio del Regno d'Italia, ordinati da Ed. Adolfo Targioni Tozzetti, Vol. I., Parte I. Annali del Ministero di Agricoltura, Industria e Commercio. Genova, Tipografia del R. Istituto Sordo-Muti, 1871, pp. 618-620.
Della pesca nel lago di Orbetello
Indicato da Strabone nel dire di Cosa (lacum marinum prpe portumhercullis), il lago di cui si parla è chiuso fra il Monte Argentario, e la costa continentale per due lati uno a S. O. l'altro a N. E. e per altre due una a Levante una a N. O. dallo stretto Istmo della Feniglia, e dalla diga anco più stretta del Tombolo. Ha figura di un trapezio, entro il quale dal mezzo della costa di levante si avanza la punta con la città di Orbetello alla testa, e un ponte diga che riunisce questa col Monte Argentario medesimo.
Della pesca nel lago di Orbetello
Indicato da Strabone nel dire di Cosa (lacum marinum prpe portumhercullis), il lago di cui si parla è chiuso fra il Monte Argentario, e la costa continentale per due lati uno a S. O. l'altro a N. E. e per altre due una a Levante una a N. O. dallo stretto Istmo della Feniglia, e dalla diga anco più stretta del Tombolo. Ha figura di un trapezio, entro il quale dal mezzo della costa di levante si avanza la punta con la città di Orbetello alla testa, e un ponte diga che riunisce questa col Monte Argentario medesimo.
mercoledì 30 ottobre 2013
Anche la tassa sul pesce... ma è il 1859
NOTIFICAZIONE
Il delegato apostolico della città e provincia di Perugia
La santità di Nostro Signore si è degnata di approvare alcune riforme proposte per l’amministrazione del Lago Trasimeno alla cui sopraintendenza è stato per Sovrana nomina destinato Sua Eccellenza il Sig. Conte Alessandro Baldeschi Eugeni gran Croce dell’Ordine Piano, ed è perciò che si ordina quanto appresso.
Data della Nostra Residenza Delegatizia in Fuligno lì 27 Agosto 1859.
Il Delegato Apostolico Luigi Giordani
Il delegato apostolico della città e provincia di Perugia
La santità di Nostro Signore si è degnata di approvare alcune riforme proposte per l’amministrazione del Lago Trasimeno alla cui sopraintendenza è stato per Sovrana nomina destinato Sua Eccellenza il Sig. Conte Alessandro Baldeschi Eugeni gran Croce dell’Ordine Piano, ed è perciò che si ordina quanto appresso.
- La Tassa di appalto pei porti viene indistintamente ridotta a baj. 60.
- L’altra Tassa per i privilegi di pescare detta Chirografo sarà da qui innanzi parificata per tutte le poste, e stabilita indistintamente nella misura di § 4 per ciascuna.
- Si dichiara abolita la tara del 10 per cento sul peso del Pesce di qualunque sorta, contemplata già nell’Art. 38 del Moto Proprio della Santa Memoria di Pio VII del 3 Agosto 1822.
- Si dispone in ultimo che il dazio sul Pesce debba essere equilibrato, e che perciò l’attuale in vigore venga ridotto per ogni 100 libre come segue:
- Dal primo Settembre a tutto Gennaro per il Pesce Bianco SCUDO UNO, per le Anguille, Ancone, e Valle SCUDI DUE, per Luccio, Tinga, e Regina SCUDO UNO E BAJOCCHI DIECI.
- Dal primo Febbraro a tutto Aprile pel Pesce Bianco BAJOCCHI OTTANTA, per l’Anguille, Ancone, e Valle, SCUDI DUE.
- Dal primo Maggio a tutto Agosto pel Pesce Bianco BAJOCCHI SESSANTA, per l’Anguille, Ancone, e Valle, SCIDO UNO E BAJOCCHI SESSANTA, mantenendosi sempre il suindicato Dazio di SCUDO UNO E BAJ. DIECI pel Luccio, Tinga, e Regina.
Data della Nostra Residenza Delegatizia in Fuligno lì 27 Agosto 1859.
Il Delegato Apostolico Luigi Giordani
- L'ottimo Paolo Magionami ci ricorda che "Luigi Giordani il 27 agosto 1859, promulga l'editto da Foligno, città dove riparò a seguito dei moti "perugini" del 14 giugno 1859 e poco dopo sedati dalle truppe pontificie, era il 20 giugno 1859".
- L'abbreviazione usata per la parola "scudi" è stata resa con il simbolo §.
- La scansione del documento si può trovare nella sezione Storia e memoria della Biblioteca di Castiglione del Lago.
martedì 15 ottobre 2013
Pescatori tra le onde del Trasimeno in un vhs degli anni '80
Grazie all'intervento di un socio, siamo riusciti a recuperare un vecchio vhs girato sul finire degli anni '80 a Castiglione del Lago.
Si vedono Andrea Pagnotta e Nazzareno Buchicchio che, partendo dalla vecchia cooperativa, escono a pesca affrontando un lago particolarmente minaccioso.
Si può notare l'abilità di Andrea nel mantenere la barca remando, mentre soffia un forte vento. Intanto Nazzareno recupera dai tofi una notevole quantità di agone (letterini).
Ringraziamo Rita che ha girato queste immagini e ha conservato la videocassetta. Colonna sonora Christian Alamanni (Kriss96), Reverb in the sea.
Si vedono Andrea Pagnotta e Nazzareno Buchicchio che, partendo dalla vecchia cooperativa, escono a pesca affrontando un lago particolarmente minaccioso.
Si può notare l'abilità di Andrea nel mantenere la barca remando, mentre soffia un forte vento. Intanto Nazzareno recupera dai tofi una notevole quantità di agone (letterini).
Ringraziamo Rita che ha girato queste immagini e ha conservato la videocassetta. Colonna sonora Christian Alamanni (Kriss96), Reverb in the sea.
Etichette:
pesca e pescatori,
video,
vogando e remando
venerdì 11 ottobre 2013
Lago di Massaciuccoli. Un barchino da Quiesa
Torniamo ad occuparci del lago di Massaciuccoli. Questa volta per un barchino in legno di cui ci parlò Claudio, ormai più di un anno fa.
È sabato mattina, siamo con Robert ed Ernesto, diligenti seguiamo le indicazioni stradali. Parcheggiamo e alle undici eccoci sul luogo dell'appuntamento. Superiamo il cancello e ci dirigiamo verso il fondo, dove c'è la siepe di lauro, la barca è lì, vicino alla rete di recinzione, sotto un telo azzurro.
Rimuoviamo la copertura, il barchino è rovesciato, poggiato su due due assi di legno. Lo raddrizziamo, così da poter vedere l'interno con le costole. Da qualche tempo non viene più utilizzato ma è ancora in buone condizioni. La vernice grigia in alcuni punti è consumata, qua e là tracce di uno smalto verde bandiera.
È sabato mattina, siamo con Robert ed Ernesto, diligenti seguiamo le indicazioni stradali. Parcheggiamo e alle undici eccoci sul luogo dell'appuntamento. Superiamo il cancello e ci dirigiamo verso il fondo, dove c'è la siepe di lauro, la barca è lì, vicino alla rete di recinzione, sotto un telo azzurro.
Rimuoviamo la copertura, il barchino è rovesciato, poggiato su due due assi di legno. Lo raddrizziamo, così da poter vedere l'interno con le costole. Da qualche tempo non viene più utilizzato ma è ancora in buone condizioni. La vernice grigia in alcuni punti è consumata, qua e là tracce di uno smalto verde bandiera.
mercoledì 2 ottobre 2013
«A very pretty little island». From Perugia to Polvese Island in the year 1854
Mrs. J. E. Westropp (Perugia, Aug. 28, 1854).
On our return to the hotel we sent for a man who owned carriages, and agreed with him to take us to Lake Thrasymene the following morning. Ever since my arrival in Perugia I have longed to make this expedition, but the count and countess said they wished to go too, and begged me to wait. I do not think they would have made up their minds now to go, but I would not wait any longer, and said, if they could not accompany me, I should invite some of the P. family to do so. Don Porfidio came in the evening; and we begged him to go with us. He was too occupied to be absent front Perugia, but most kindly gave us much information, and sent us a note of introduction to a friend of his, who would procure us permission to land upon one of the islands.
martedì 24 settembre 2013
Un nuovo barchino dal lago di Massaciuccoli
La scorsa settimana abbiamo avuto il piacere di conoscere Riccardo Genovesi che, giustamente orgoglioso, ci ha mostrato e descritto la sua ultima realizzazione, fresca di varo1. Riccardo non è nuovo a simili imprese, questa è la quarta imbarcazione che costruisce con le sue mani.
Si tratta del tipico barchino a fondo piatto di Torre del Lago utilizzato per la caccia sul lago di Massaciuccoli.
giovedì 19 settembre 2013
Cosa sono quelle tabelle gialle arrugginite?
di Anna Rita Ferrarese
Sarà capitato a molti, percorrendo le strade che circondano il lago Trasimeno, di scorgere delle tabelle gialle, molte delle quali in uno stato di conservazione non proprio eccezionale. Cosa sono? Qui sotto cerchiamo, in breve, di ripercorrerne la storia.
Negli anni ’80 del secolo scorso, la Provincia di Perugia ricevette dal Consorzio per la Pesca e l’Acquicoltura del Trasimeno (nato nel 1917, per controllare e incrementare le attività economiche legate al lago) un elenco dattiloscritto delle scese (o scenditoi) di tutto il perimetro lacustre.
Sarà capitato a molti, percorrendo le strade che circondano il lago Trasimeno, di scorgere delle tabelle gialle, molte delle quali in uno stato di conservazione non proprio eccezionale. Cosa sono? Qui sotto cerchiamo, in breve, di ripercorrerne la storia.
Negli anni ’80 del secolo scorso, la Provincia di Perugia ricevette dal Consorzio per la Pesca e l’Acquicoltura del Trasimeno (nato nel 1917, per controllare e incrementare le attività economiche legate al lago) un elenco dattiloscritto delle scese (o scenditoi) di tutto il perimetro lacustre.
lunedì 2 settembre 2013
Le giovani promesse del Centro Rematori di Passignano
Ieri mattina intorno alle 10,30 dalla passeggiata del lungolago di Passignano si poteva assistere a una esibizione della tipica remata a due del Trasimeno. A vogare erano i giovani ragazzi che nel mese di agosto hanno seguito i corsi organizzati dall'A.S.D. Centro Rematori Passignano.
Scopo primario del Centro Rematori Passignano è diffondere tra le nuove generazioni la tradizionale remata del lago Trasimeno, per far questo vengono usate le tipiche imbarcazioni da pesca, in particolare quelle già impiegate nelle passate edizioni del palio delle barche che i rioni hanno concesso all’associazione.
giovedì 15 agosto 2013
Trasiremando con la tramontana
Questa mattina, con una quarantina di minuti di ritardo, ha preso il via la seconda edizione della Trasiremando, la regata non competitiva riservata alle imbarcazioni a remi.
Numerosi gli iscritti che si sono presentati per la partenza alla darsena di Passignano; se non abbiamo capito male, il doppio rispetto al 2012.
A causa del forte vento, il percorso è stato cambiato nel più agevole Passignano-Tuoro-Passignano che ha il vantaggio d’essere prossimo alla riva e con onde meno pericolose.
Qui sotto alcune foto della manifestazione.
[E. F.]
venerdì 9 agosto 2013
L’acqua di Perseo
L’associazione Arbit è stata particolarmente felice di collaborare all’allestimento della mostra “L’acqua – Segni di territorio” che ancora per pochi giorni è visibile a Palazzo della Corgna.
lunedì 29 luglio 2013
Proposte del progetto ALLI per i centri di documentazione sulla pesca e sulle imbarcazioni al Lago Trasimeno
di Antonio Batinti
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013.
1. - Ringrazio vivamente gli organizzatori dell'Incontro di studio Storia di barche. Navigare tra archelogia e tradizione, per l'invito personale e come rappresentante dell'ALLI1, in quanto svolgo temporaneamente la funzione di responsabile scientifico e di coordinatore nazionale del progetto etnolinguistico.
- Figura 1. Prima sede del Museo della pesca del Lago Trasimeno.
Accolgo volentieri il richiamo degli animatori dell'iniziativa a "navigare" non solo tra archeologia e tradizione (come il titolo del Convegno richiederebbe), ma tra le "emozioni", d'altronde le motivazioni di tutti gli intervenuti sono rinforzate oltre che dalla curiosità e dalla necessità di accrescere le conoscenze, anche dalla passione e dall'entusiasmo.
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013.
1. - Ringrazio vivamente gli organizzatori dell'Incontro di studio Storia di barche. Navigare tra archelogia e tradizione, per l'invito personale e come rappresentante dell'ALLI1, in quanto svolgo temporaneamente la funzione di responsabile scientifico e di coordinatore nazionale del progetto etnolinguistico.
- Figura 1. Prima sede del Museo della pesca del Lago Trasimeno.
Accolgo volentieri il richiamo degli animatori dell'iniziativa a "navigare" non solo tra archeologia e tradizione (come il titolo del Convegno richiederebbe), ma tra le "emozioni", d'altronde le motivazioni di tutti gli intervenuti sono rinforzate oltre che dalla curiosità e dalla necessità di accrescere le conoscenze, anche dalla passione e dall'entusiasmo.
lunedì 22 luglio 2013
Processione delle barche per Santa Maria Maddalena
Di seguito alcune foto scattate ieri sera durante la processione delle barche per la festa di Santa Maria Maddalena, patrona di Castiglione del Lago.
[E. F.]
giovedì 11 luglio 2013
«The lovely lake Thrasymene». Da Perugia alla Polvese nel 1854
di Mrs. J. E. Westropp
Al nostro ritorno in albergo abbiamo preso contatto con un uomo che possiede delle carrozze, accordandoci con lui per farci portare al Lago Trasimeno l'indomani mattina.
Da quando son giunta a Perugia ho desiderato fare questa gita, ma il conte e la contessa mi dissero che avrebbero gradito molto venire anche loro, pregandomi di aspettarli. Ancora non si sono decisi e, non volendo aspettare oltre, ho detto loro che, non potendo accompagnarmi, avrei invitato qualcuno della famiglia P.
In serata è arrivato Don Porfidio, lo abbiamo pregato di venire con noi. Era troppo occupato e non poteva assentarsi da Perugia ma, molto gentilmente, ci ha fornito numerose informazioni e ci ha scritto una lettera di presentazione per un suo amico che ci avrebbe procurato il permesso per visitare una delle isole.
Sabato 26 è stata una bella giornata. Colazione con un po' di caffè e uova. Alle sei e mezzo siamo partiti, lasciando la città da Porta di San Carlo. La vettura era molto bella, la strada pianeggiante si snodava attraverso le fertili pianure lungo la valle del Caina, uno stretto torrente, luminoso e chiaro. Qui la principale coltivazione è la vite.
Al nostro ritorno in albergo abbiamo preso contatto con un uomo che possiede delle carrozze, accordandoci con lui per farci portare al Lago Trasimeno l'indomani mattina.
Da quando son giunta a Perugia ho desiderato fare questa gita, ma il conte e la contessa mi dissero che avrebbero gradito molto venire anche loro, pregandomi di aspettarli. Ancora non si sono decisi e, non volendo aspettare oltre, ho detto loro che, non potendo accompagnarmi, avrei invitato qualcuno della famiglia P.
In serata è arrivato Don Porfidio, lo abbiamo pregato di venire con noi. Era troppo occupato e non poteva assentarsi da Perugia ma, molto gentilmente, ci ha fornito numerose informazioni e ci ha scritto una lettera di presentazione per un suo amico che ci avrebbe procurato il permesso per visitare una delle isole.
Sabato 26 è stata una bella giornata. Colazione con un po' di caffè e uova. Alle sei e mezzo siamo partiti, lasciando la città da Porta di San Carlo. La vettura era molto bella, la strada pianeggiante si snodava attraverso le fertili pianure lungo la valle del Caina, uno stretto torrente, luminoso e chiaro. Qui la principale coltivazione è la vite.
lunedì 24 giugno 2013
I luoghi di costruzione navale fra archeologia ed etnologia
di Laura Peruzzi
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013
La cantieristica navale è un argomento per molto tempo considerato secondario rispetto allo studio dei relitti, dei carichi e di tutti gli argomenti classici dell’archeologia delle acque, ed è solo da alcuni anni che le cose stanno cambiando grazie anche ad una serie di rinvenimenti archeologici (navi di Pisa San Rossore e scavo del porto di Olbia) la cui spettacolarità ha contribuito ad aumentare la sensibilità su aspetti specifici della cultura materiale e artigianale di ambito navale. Questi contesti sono infatti i primi in area mediterranea in cui si sono rinvenuti contesti fluviali o marittimi, integri, sigillati da eventi alluvionali (figura 1 e figura 2) .
- Figura 1. Navi di Pisa, fasi di scavo (immagini via Cantiere delle Navi Antiche di Pisa).
Lo studio dei luoghi di costruzione navale, cantieri e arsenali, si è basato a lungo sulle fonti archivistiche, sull’iconografia e sull’etnografia, data la quasi totale assenza di rinvenimenti archeologici in ambito italiano (questo non vale ad esempio per il Nord Europa dove esiste una tradizione di studi già consolidata e numerosi rinvenimenti). I dati d’archivio consentono di conoscere nel dettaglio l’organizzazione interna del lavoro nei cantieri, le figure coinvolte, gli aspetti legislativi, ma anche elementi tecnici come le tipologie di imbarcazioni, le misure, i committenti, l’approvvigionamento di materie prime, la dislocazione dei cantieri in un dato territorio, e talvolta ci aiutano ad avere un’idea della struttura fisica dell’edificio-cantiere.
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013
La cantieristica navale è un argomento per molto tempo considerato secondario rispetto allo studio dei relitti, dei carichi e di tutti gli argomenti classici dell’archeologia delle acque, ed è solo da alcuni anni che le cose stanno cambiando grazie anche ad una serie di rinvenimenti archeologici (navi di Pisa San Rossore e scavo del porto di Olbia) la cui spettacolarità ha contribuito ad aumentare la sensibilità su aspetti specifici della cultura materiale e artigianale di ambito navale. Questi contesti sono infatti i primi in area mediterranea in cui si sono rinvenuti contesti fluviali o marittimi, integri, sigillati da eventi alluvionali (figura 1 e figura 2) .
- Figura 1. Navi di Pisa, fasi di scavo (immagini via Cantiere delle Navi Antiche di Pisa).
Lo studio dei luoghi di costruzione navale, cantieri e arsenali, si è basato a lungo sulle fonti archivistiche, sull’iconografia e sull’etnografia, data la quasi totale assenza di rinvenimenti archeologici in ambito italiano (questo non vale ad esempio per il Nord Europa dove esiste una tradizione di studi già consolidata e numerosi rinvenimenti). I dati d’archivio consentono di conoscere nel dettaglio l’organizzazione interna del lavoro nei cantieri, le figure coinvolte, gli aspetti legislativi, ma anche elementi tecnici come le tipologie di imbarcazioni, le misure, i committenti, l’approvvigionamento di materie prime, la dislocazione dei cantieri in un dato territorio, e talvolta ci aiutano ad avere un’idea della struttura fisica dell’edificio-cantiere.
venerdì 14 giugno 2013
Le grandi imbarcazioni tradizionali in uso al Lago di Perugia nella pesca dei tori tra Quattro e Cinquecento
di Ermanno Gambini
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013.
I pescatori del Lago Trasimeno utilizzano oggi una sola tipologia di imbarcazione a fondo piatto, realizzata in materiale plastico, in anni recenti, in due modelli, leggermente diversi tra loro per dimensione e forma, che richiamano quelli tradizionali. Queste barche sono condotte a motore fuoribordo o, in genere, a 2 remi. La scalmiera (in gergo cavijjóne), collocata presso la poppa (utilizzata per muovere il remo, allo stesso tempo per guidare e spingere), è collocata, in genere, sulla sponda destra (tranne che a Passignano e ad Isola Maggiore dove la troviamo inserita sulla sponda sinistra); la scalmiera centrale (utilizzata per spingere) si trova sulla sponda opposta.
- La nave, da un disegno di Matteo dall’Isola (vedi la figura n. 8).
Nel primo Novecento navigavano sul lago ben 5 modelli di imbarcazione realizzati con tavole di legno, a fondo piatto, diversi per dimensione, legati a funzioni e ad ambienti diversi, ma tutti derivati da una zattera (in gergo uscio), simile appunto ad una porta, con tavole longitudinali tenute insieme da assi trasversali (i dragóni), a cui erano poi collegate le altre componenti.
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013.
I pescatori del Lago Trasimeno utilizzano oggi una sola tipologia di imbarcazione a fondo piatto, realizzata in materiale plastico, in anni recenti, in due modelli, leggermente diversi tra loro per dimensione e forma, che richiamano quelli tradizionali. Queste barche sono condotte a motore fuoribordo o, in genere, a 2 remi. La scalmiera (in gergo cavijjóne), collocata presso la poppa (utilizzata per muovere il remo, allo stesso tempo per guidare e spingere), è collocata, in genere, sulla sponda destra (tranne che a Passignano e ad Isola Maggiore dove la troviamo inserita sulla sponda sinistra); la scalmiera centrale (utilizzata per spingere) si trova sulla sponda opposta.
- La nave, da un disegno di Matteo dall’Isola (vedi la figura n. 8).
Nel primo Novecento navigavano sul lago ben 5 modelli di imbarcazione realizzati con tavole di legno, a fondo piatto, diversi per dimensione, legati a funzioni e ad ambienti diversi, ma tutti derivati da una zattera (in gergo uscio), simile appunto ad una porta, con tavole longitudinali tenute insieme da assi trasversali (i dragóni), a cui erano poi collegate le altre componenti.
Etichette:
barche d'acque interne,
dal passato
martedì 4 giugno 2013
A che punto è l'Atlante delle barche dei laghi e dei fiumi dell'Italia Centrale
di Marco Bonino
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013.
L’argomento delle imbarcazioni antiche e tradizionali delle acque interne dell’Italia Centrale fa parte di una ricerca, parallela a quella sulle imbarcazioni marittime, iniziata una trentina di anni fa con l'Atlante Linguistico dei Laghi Italiani (ALLI), la cui attività è stata ripercorsa dalla relazione di Antonio Batinti a questo convegno di Castiglione del Lago del 18 Maggio 2013. Attraverso ricerche sul campo, incontri, congressi, pubblicazioni ed attività museali, mi è stato possibile redigere un atlante dei tipi, ormai prossimo al completamento.
- Figura 11. Gaspar Van Wittel, veduta del Tevere al Ponte Sisto (1681 – 1683).
L'indicazione dei nomi dei tipi navali sulla carta topografica è stata completata dalla ricerca su ogni tipo e varietà, con la schedatura e lo studio tecnico navale, storico ed etnografico - linguistico di ciascuno di essi, nel quadro dell’ambiente tradizionale in cui sono stati costruiti ed impiegati.
Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013.
L’argomento delle imbarcazioni antiche e tradizionali delle acque interne dell’Italia Centrale fa parte di una ricerca, parallela a quella sulle imbarcazioni marittime, iniziata una trentina di anni fa con l'Atlante Linguistico dei Laghi Italiani (ALLI), la cui attività è stata ripercorsa dalla relazione di Antonio Batinti a questo convegno di Castiglione del Lago del 18 Maggio 2013. Attraverso ricerche sul campo, incontri, congressi, pubblicazioni ed attività museali, mi è stato possibile redigere un atlante dei tipi, ormai prossimo al completamento.
- Figura 11. Gaspar Van Wittel, veduta del Tevere al Ponte Sisto (1681 – 1683).
L'indicazione dei nomi dei tipi navali sulla carta topografica è stata completata dalla ricerca su ogni tipo e varietà, con la schedatura e lo studio tecnico navale, storico ed etnografico - linguistico di ciascuno di essi, nel quadro dell’ambiente tradizionale in cui sono stati costruiti ed impiegati.
martedì 28 maggio 2013
1862. Lenze, ami, esche e pesca alla canna sul lago di Como
di Giovanni Cetti
Delle Lenze
Grande oltre ogni credere è la voracità dei pesci. Le alghe e le erbe acquatiche che vegetano sul fondo del lago, i vermicciuoli che brulicano sotto i ciottoli presso la sponda, e gli insetti che dall'atmosfera cadono sulla superficie delle acque, tutti servono di alimento ai pesci, che piccola sortirono la bocca; ma quelli, cui natura fornì di bocca maggiore, amano cercare più lauta preda in altri pesci, movendo loro atroce ed incessante guerra, inseguendo e divorando a preferenza i più piccoli, non eccentuati gli individui della propria specie. Né raro è il caso di vederne qualcuno, boccheggiante, vittima della propria ingordigia, tener sporgente né poter ingollare un altro pesce, che non cape nella sua bocca e quasi lo pareggia in grossezza.
Divorare ed essere divorato è la legge cui la natura ha condannato il pesce. La sua vita altro non è che una scena di paure, di aggressioni, di fughe, di ostilità. Sempre affamato e insaziabile, va senza posa in busca di cibo: affronta i perigli, ed essendo privo del nervo che è l'organo del gusto, quasi indistintamente abbocca tutto ciò che incontra. E tale è la sua ingordigia, che sovente ritorna a quello stesso uncino che poco prima l'avea arrestato, ed anche tratto fuor d'acqua e lottante colla morte, avidamente inghiotte l'esca che tu gli appresti. Da questa cieca voracità dei pesci, l'uomo trasse per sé utile partito, ed ebbe origine la pesca della lenza.
Se all'estremo di lunga funicella tu attacchi un piccolo uncinetto, e questo ricopri di esca opportuna, poi lo getti nelle acque, tosto intorno intorno gli si aggireranno varii pesci, finché il più ardito od affamato, inghiottendo l'esca, resterà preso all'uncinetto, sì che tu di leggeri coll'altro estremo della funicella stretto alla canna lo potrai trarre alla riva. Ecco la lenza o la pesca all'amo.
Delle Lenze
Grande oltre ogni credere è la voracità dei pesci. Le alghe e le erbe acquatiche che vegetano sul fondo del lago, i vermicciuoli che brulicano sotto i ciottoli presso la sponda, e gli insetti che dall'atmosfera cadono sulla superficie delle acque, tutti servono di alimento ai pesci, che piccola sortirono la bocca; ma quelli, cui natura fornì di bocca maggiore, amano cercare più lauta preda in altri pesci, movendo loro atroce ed incessante guerra, inseguendo e divorando a preferenza i più piccoli, non eccentuati gli individui della propria specie. Né raro è il caso di vederne qualcuno, boccheggiante, vittima della propria ingordigia, tener sporgente né poter ingollare un altro pesce, che non cape nella sua bocca e quasi lo pareggia in grossezza.
Divorare ed essere divorato è la legge cui la natura ha condannato il pesce. La sua vita altro non è che una scena di paure, di aggressioni, di fughe, di ostilità. Sempre affamato e insaziabile, va senza posa in busca di cibo: affronta i perigli, ed essendo privo del nervo che è l'organo del gusto, quasi indistintamente abbocca tutto ciò che incontra. E tale è la sua ingordigia, che sovente ritorna a quello stesso uncino che poco prima l'avea arrestato, ed anche tratto fuor d'acqua e lottante colla morte, avidamente inghiotte l'esca che tu gli appresti. Da questa cieca voracità dei pesci, l'uomo trasse per sé utile partito, ed ebbe origine la pesca della lenza.
Se all'estremo di lunga funicella tu attacchi un piccolo uncinetto, e questo ricopri di esca opportuna, poi lo getti nelle acque, tosto intorno intorno gli si aggireranno varii pesci, finché il più ardito od affamato, inghiottendo l'esca, resterà preso all'uncinetto, sì che tu di leggeri coll'altro estremo della funicella stretto alla canna lo potrai trarre alla riva. Ecco la lenza o la pesca all'amo.
martedì 21 maggio 2013
Sugli antichi mestieri e le imbarcazioni del Trasimeno
L’Arbit protagonista del programma televisivo "Esplorando" di Alex Revelli Sorini.
La trasmissione andrà in onda su Teletruria
La trasmissione andrà in onda su Teletruria
- venerdì 24 maggio alle ore 21.30
- sabato 25 maggio alle ore 14.30
- domenica 9 giugno alle ore 13.30
- sabato 15 giugno alle ore 21.30
venerdì 10 maggio 2013
Storia di barche, navigare tra archeologia e tradizione
Un incontro per conoscere la storia millenaria delle barche che hanno solcato le acque dei fiumi e dei laghi dell’Italia centrale.
Si parlerà dell’evoluzione delle imbarcazioni dalla preistoria ai giorni nostri; della cantieristica navale; delle recenti scoperte archeologiche; delle grandi barche usate nel Cinquecento per la pesca sul Trasimeno.
Questo e altro ancora al convegno “Storia di barche, navigare tra archeologia e tradizione”, che si terrà sabato 18 maggio dalle ore 10 a Castiglione del Lago, presso il Palazzo della Corgna.
Diversi i relatori che introdurranno il pubblico nell’affascinante universo della nautica d’acqua dolce. Come Antonio Batinti, Marco Bonino, Ermanno Gambini, Laura Peruzzi e Grazia Rosa Villani.
Attraverso le loro esperienze e testimonianze sarà possibile intraprendere un viaggio nel tempo, ripercorrendo la storia e tenendo vivo il ricordo di tradizioni radicate che si stanno rapidamente dissolvendo a causa delle moderne imbarcazioni. Non solo, l’incontro sarà anche un’occasione per fare il punto sugli studi e analizzare i più importanti progetti di documentazione e salvaguardia sulle imbarcazioni tradizionali.
Sarà ricordato, inoltre, dopo trent’anni, il primo congresso dell’ALLI (Atlante Linguistico dei Laghi Italiani) che si tenne a Castiglione del Lago nel settembre 1982 e la parallela mostra di disegni di Marco Bonino sulle imbarcazioni delle acque interne nell’Italia centrale.
Storia di barche, navigare tra archeologia e tradizione. Castiglione del Lago, Palazzo della Corgna, sabato 18 maggio alle ore 10.
Si parlerà dell’evoluzione delle imbarcazioni dalla preistoria ai giorni nostri; della cantieristica navale; delle recenti scoperte archeologiche; delle grandi barche usate nel Cinquecento per la pesca sul Trasimeno.
Questo e altro ancora al convegno “Storia di barche, navigare tra archeologia e tradizione”, che si terrà sabato 18 maggio dalle ore 10 a Castiglione del Lago, presso il Palazzo della Corgna.
Diversi i relatori che introdurranno il pubblico nell’affascinante universo della nautica d’acqua dolce. Come Antonio Batinti, Marco Bonino, Ermanno Gambini, Laura Peruzzi e Grazia Rosa Villani.
Attraverso le loro esperienze e testimonianze sarà possibile intraprendere un viaggio nel tempo, ripercorrendo la storia e tenendo vivo il ricordo di tradizioni radicate che si stanno rapidamente dissolvendo a causa delle moderne imbarcazioni. Non solo, l’incontro sarà anche un’occasione per fare il punto sugli studi e analizzare i più importanti progetti di documentazione e salvaguardia sulle imbarcazioni tradizionali.
Sarà ricordato, inoltre, dopo trent’anni, il primo congresso dell’ALLI (Atlante Linguistico dei Laghi Italiani) che si tenne a Castiglione del Lago nel settembre 1982 e la parallela mostra di disegni di Marco Bonino sulle imbarcazioni delle acque interne nell’Italia centrale.
- Antonio Batinti, Proposte del progetto ALLI per i centri di documentazione sulla pesca e sulle imbarcazioni al Lago Trasimeno;
- Ermanno Gambini, Le grandi imbarcazioni tradizionali in uso al Lago di Perugia nella pesca dei tori tra Quattro e Cinquecento;
- Marco Bonino, A che punto è l'Atlante delle barche dei laghi e dei fiumi dell'Italia Centrale;
- Laura Peruzzi, I luoghi di costruzione navale fra archeologia ed etnologia.
Storia di barche, navigare tra archeologia e tradizione. Castiglione del Lago, Palazzo della Corgna, sabato 18 maggio alle ore 10.
giovedì 2 maggio 2013
Lo studio per realizzare un borgo dei pescatori sulle sponde del Trasimeno
Davide Faralli ha sviluppato per la nostra associazione uno studio per un piccolo borgo dei pescatori da realizzare sulle sponde del Trasimeno. Chi ha visitato lo stand dell’Arbit a Coloriamo i cieli ha potuto vedere in anteprima le immagini che pubblichiamo qui.
Al centro dell’area lavoro esterna vi è il pennone per riparare i tofi il cui profilo ricorda l’albero di una barca.
Questo esile elemento verticale è anche il fulcro intorno al quale si articolano in una mirabile sequenza spaziale le tre unità in legno e canna palustre.
Al centro dell’area lavoro esterna vi è il pennone per riparare i tofi il cui profilo ricorda l’albero di una barca.
Questo esile elemento verticale è anche il fulcro intorno al quale si articolano in una mirabile sequenza spaziale le tre unità in legno e canna palustre.
domenica 21 aprile 2013
Il numero e l'unità
La polizia provinciale del Trasimeno ha di recente ribadito, con un utile avviso dal misurato stile burocratico, quelle che sono le "norme comportamentali in materia di pesca professionale nelle acque del lago Trasimeno".
Come si può leggere sotto, le sanzioni vanno dai 102 euro per chi mette le reti a meno di 200 metri dalla riva, fino ai 4.000 euro della multa che si abbatte sul pescatore che non ha il numero di matricola sull’unità. E cos'è l'unità? probabilmente la barca.
Come si può leggere sotto, le sanzioni vanno dai 102 euro per chi mette le reti a meno di 200 metri dalla riva, fino ai 4.000 euro della multa che si abbatte sul pescatore che non ha il numero di matricola sull’unità. E cos'è l'unità? probabilmente la barca.
venerdì 12 aprile 2013
1925. La pesca nel lago di Varano in quel di Foggia
di Giacomo Melillo
Introduzione. Strabone1, Plinio2, Tolomeo3, ed altri antichi scrittori ricordano Hyria (Uria), città della Puglia nei pressi del Gargano ma senza dirci con precisione dov'era situata. Anche gli storici dell'evo antico che se ne sono occupati, si mostrano in questo discordi.
Il Cluvier4, basandosi specialmente su un passo di Pomponio Mela5, pose Uria tra Sipontium e il Gargano, presso la odierna Manfredonia. Il Cellario6 la volle non lontana dal portus Garnae, dove è ora Rodi Garganico. Al Mommsen7 parve di doverla identificare con l'attuale Vice Garganico. Fu primo il Manicone8 ad affermare, movendo da tradizioni popolari, che quell'antica città si sarebbe inabissata in epoca remota dando origine alla laguna; e più di uno scrittore lo seguì ciecamente. Secondo studi recenti, Uria (Hyria) sarebbe stata edificata là dove la costa adriatica si protende nel mare a formare il prontorio del Gargano, e la odierna laguna di Varano non sarebbe che una trasformazione geologica dell'antico sinun uranius (hyrianus)9. La fonetica non vi si oppone, Varano potendo essere ricondotto facilmente a urianus10.
Introduzione. Strabone1, Plinio2, Tolomeo3, ed altri antichi scrittori ricordano Hyria (Uria), città della Puglia nei pressi del Gargano ma senza dirci con precisione dov'era situata. Anche gli storici dell'evo antico che se ne sono occupati, si mostrano in questo discordi.
Il Cluvier4, basandosi specialmente su un passo di Pomponio Mela5, pose Uria tra Sipontium e il Gargano, presso la odierna Manfredonia. Il Cellario6 la volle non lontana dal portus Garnae, dove è ora Rodi Garganico. Al Mommsen7 parve di doverla identificare con l'attuale Vice Garganico. Fu primo il Manicone8 ad affermare, movendo da tradizioni popolari, che quell'antica città si sarebbe inabissata in epoca remota dando origine alla laguna; e più di uno scrittore lo seguì ciecamente. Secondo studi recenti, Uria (Hyria) sarebbe stata edificata là dove la costa adriatica si protende nel mare a formare il prontorio del Gargano, e la odierna laguna di Varano non sarebbe che una trasformazione geologica dell'antico sinun uranius (hyrianus)9. La fonetica non vi si oppone, Varano potendo essere ricondotto facilmente a urianus10.
lunedì 1 aprile 2013
1928. La pesca nello stagno salso di Orbetello
di Giacomo Melillo
Lo stagno salso di Orbetello che misura 26 chilometri quadrati di superficie ed profondo m. 1,50, è limitato a Nord-Ovest dal Tombolo della Giannella che unisce l'Argentario alla foce dei fiume Albegna, a Sud dal Tómbolo di Feniglia che lo collega al Colle di Cosa.1
Lo stagno comunica col fiume Albegna per mezzo dei canali di Fibbia e delle Saline, col mare per mezzo di quelli di Nussa e di Ansedonia.2 La pesca che vi si fa è molto caratteristica: nel bacino di Ponente dello stagno è libera a tutti; il bacino di Levante è invece proprietà del Comune che vi ha costruito speciali labirinti da pesca in cemento detti boadanoni (vedi fig. 7b). Sono queste le peschiere che vanno sotto il nome di 'Peschiere di Nassa'.
Lo stagno salso di Orbetello che misura 26 chilometri quadrati di superficie ed profondo m. 1,50, è limitato a Nord-Ovest dal Tombolo della Giannella che unisce l'Argentario alla foce dei fiume Albegna, a Sud dal Tómbolo di Feniglia che lo collega al Colle di Cosa.1
Lo stagno comunica col fiume Albegna per mezzo dei canali di Fibbia e delle Saline, col mare per mezzo di quelli di Nussa e di Ansedonia.2 La pesca che vi si fa è molto caratteristica: nel bacino di Ponente dello stagno è libera a tutti; il bacino di Levante è invece proprietà del Comune che vi ha costruito speciali labirinti da pesca in cemento detti boadanoni (vedi fig. 7b). Sono queste le peschiere che vanno sotto il nome di 'Peschiere di Nassa'.
martedì 26 marzo 2013
Tegamaccio sì ma dei Binami
Per cucinare il tegamaccio è fondamentale il coccio, da cui prende nome il piatto.
Gli ingredienti necessari sono quelli di sempre: la cipolla, l’olio d’oliva, la conserva di pomodoro, il sale, il pepe, i pomodori pelati, e, naturalmente, tutti i tipi di pesce del lago: tinca, luccio, anguilla, persico e, quando c’è, anche il boccalone.
venerdì 15 marzo 2013
Il barchino di Fucecchio e le barche tradizionali dell’Arno
di Marco Bonino
Quando mi sono recato sul Padule di Fucecchio per esaminare i barchìni stavo preparando una relazione che nel giro di un mese avrei presentato al Convegno dell’Atlante Linguistico dei Laghi Italiani a Cerreto Guidi. I tempi erano piuttosto stretti e la cosa mi dava un po’ di disagio: avrei trovato materiale sufficiente? vi sarebbero stati ancora esemplari da esaminare? Ma poi pensavo che in fondo le ricerche in Toscana mi avevano sempre dato soddisfazione: nel 1976 con i navicelli, nel 1982 e poi nel 1985 con la navi arcaiche ed etrusche; ho visto scomparire con preoccupante rapidità la nave di Rovezzano o quel navicello che fino al 1980 vidi vicino al Ponte Vecchio a Firenze e questo non era una buona premessa, ma forse anche questa volta quell’ambiente straordinario mi avrebbe potuto fornire motivi di ricerca interessanti. E così fu, grazie all’aiuto prestatomi dai colleghi dell’Atlante Linguistico ed alla disponibilità delle persone intervistate ad Anchione e ad Empoli 1.
- Figura a. Distribuzione dei barchìni nelle tradizioni toscane. 1) alto e medio Arno; 2) dalla veduta della Catena di Firenze 1470; 3) barchìno della zona di Empoli; 4) tipo tra Pontedera e Pisa.
Nelle zone lacustri interne e costiere della Toscana che gravitano attorno ai bacini dell’Arno e del Serchio si è sviluppato un tipo semplice d’imbarcazione tradizionale: il barchino, che, pur con alcune varianti locali, mostra concetti di forma e di metodo di costruzione simili. Così lo troviamo sui paduli di Fucecchio e di Bientina, sui Lago di Massaciuccoli, tra gli stagni e canali tra la foce del Serchio e Livorno e su lunghi tratti dei fiumi principali. Nelle zone maremmane il barchìno è un po’ diverso e si fonde in alcuni casi con la bufala della Maremma meridionale e laziale, mentre ad Orbetello troviamo un altro barchìno con forme più adattate a quell’ambiente lagunare. Questa molteplicità è dipesa dalla natura degli specchi e dei corsi d’acqua su cui questa barca era usata ed anche dalle attività a cui era adibita: caccia, pesca, raccolta di materiali palustri, piccoli trasporti di persone e di cose, come si sono sviluppate ed evolute nel corso dei secoli, in un ambiente che si è conservato abbastanza integro fino alla metà del XVIII secolo. In quell’epoca fu iniziato il prosciugamento definitivo del Padule di Fucecchio, che terminò tra la fine del secolo scorso e l’inizio dei nostro, quando scomparvero anche il Lago di Bientina e gli Stagni di Livorno; solo nel Lago di Massaciuccoli rimase il ricordo della situazione idrologica dei secoli precedenti.
Quando mi sono recato sul Padule di Fucecchio per esaminare i barchìni stavo preparando una relazione che nel giro di un mese avrei presentato al Convegno dell’Atlante Linguistico dei Laghi Italiani a Cerreto Guidi. I tempi erano piuttosto stretti e la cosa mi dava un po’ di disagio: avrei trovato materiale sufficiente? vi sarebbero stati ancora esemplari da esaminare? Ma poi pensavo che in fondo le ricerche in Toscana mi avevano sempre dato soddisfazione: nel 1976 con i navicelli, nel 1982 e poi nel 1985 con la navi arcaiche ed etrusche; ho visto scomparire con preoccupante rapidità la nave di Rovezzano o quel navicello che fino al 1980 vidi vicino al Ponte Vecchio a Firenze e questo non era una buona premessa, ma forse anche questa volta quell’ambiente straordinario mi avrebbe potuto fornire motivi di ricerca interessanti. E così fu, grazie all’aiuto prestatomi dai colleghi dell’Atlante Linguistico ed alla disponibilità delle persone intervistate ad Anchione e ad Empoli 1.
- Figura a. Distribuzione dei barchìni nelle tradizioni toscane. 1) alto e medio Arno; 2) dalla veduta della Catena di Firenze 1470; 3) barchìno della zona di Empoli; 4) tipo tra Pontedera e Pisa.
Nelle zone lacustri interne e costiere della Toscana che gravitano attorno ai bacini dell’Arno e del Serchio si è sviluppato un tipo semplice d’imbarcazione tradizionale: il barchino, che, pur con alcune varianti locali, mostra concetti di forma e di metodo di costruzione simili. Così lo troviamo sui paduli di Fucecchio e di Bientina, sui Lago di Massaciuccoli, tra gli stagni e canali tra la foce del Serchio e Livorno e su lunghi tratti dei fiumi principali. Nelle zone maremmane il barchìno è un po’ diverso e si fonde in alcuni casi con la bufala della Maremma meridionale e laziale, mentre ad Orbetello troviamo un altro barchìno con forme più adattate a quell’ambiente lagunare. Questa molteplicità è dipesa dalla natura degli specchi e dei corsi d’acqua su cui questa barca era usata ed anche dalle attività a cui era adibita: caccia, pesca, raccolta di materiali palustri, piccoli trasporti di persone e di cose, come si sono sviluppate ed evolute nel corso dei secoli, in un ambiente che si è conservato abbastanza integro fino alla metà del XVIII secolo. In quell’epoca fu iniziato il prosciugamento definitivo del Padule di Fucecchio, che terminò tra la fine del secolo scorso e l’inizio dei nostro, quando scomparvero anche il Lago di Bientina e gli Stagni di Livorno; solo nel Lago di Massaciuccoli rimase il ricordo della situazione idrologica dei secoli precedenti.
venerdì 8 marzo 2013
Quando i sandali solcavano le acque delle paludi pontine
Gaspard de Prony
"Le barche utilizzate nelle paludi pontine sono chiamate sandali: ce ne sono di diverse dimensioni. Le divideremo in due classi, quelle più comunemente usate.
Le barche più grandi, quelli della classe prima, sono chiamate sandaloni, hanno una lunghezza di m. 13,10 e una larghezza di m. 3,18. Hanno una portata, discendendo la corrente, di 11.000 kg, si immergono per cm. 78, hanno quindi il bordo superiore 22 cm. sopra l'acqua, risalendo la corrente il loro carico è di 6.500 kg.
Le barche della seconda classe, che sono più piccole, sono chiamate semplicemente sandali sono lunghe m. 7,36 e larghe m. 1,34: la portata discendendo la corrente è di 2.200 kg, si immergono per 48 cm. in acqua, e quindi hanno il bordo superiore 10 cm. sopra il livello dell'acqua, risalendo la corrente la portata è di 1.300 kg.
L'alaggio di solito è fatto da uomini."
"Le barche utilizzate nelle paludi pontine sono chiamate sandali: ce ne sono di diverse dimensioni. Le divideremo in due classi, quelle più comunemente usate.
Le barche più grandi, quelli della classe prima, sono chiamate sandaloni, hanno una lunghezza di m. 13,10 e una larghezza di m. 3,18. Hanno una portata, discendendo la corrente, di 11.000 kg, si immergono per cm. 78, hanno quindi il bordo superiore 22 cm. sopra l'acqua, risalendo la corrente il loro carico è di 6.500 kg.
Le barche della seconda classe, che sono più piccole, sono chiamate semplicemente sandali sono lunghe m. 7,36 e larghe m. 1,34: la portata discendendo la corrente è di 2.200 kg, si immergono per 48 cm. in acqua, e quindi hanno il bordo superiore 10 cm. sopra il livello dell'acqua, risalendo la corrente la portata è di 1.300 kg.
L'alaggio di solito è fatto da uomini."
Etichette:
barche d'acque interne,
dal passato
venerdì 1 marzo 2013
Queste erano le scese del Trasimeno trent'anni fa
Quella che segue è la trascrizione del dattiloscritto, con alcune annotazione autografe, dell'elenco delle scese fatto compilare dal Consorzio Pesca e Acquicoltura del Trasimeno nella prima metà degli anni '80 del '900.
Il titolo dei paragrafi indica le zone in cui venne suddiviso il perimetro del lago. Al nome dell'accesso al Trasimeno segue, a volte, una breve descrizione riguardante l'uso tradizionale della scesa (qui riportata in corsivo) e altre indicazioni utili a individuarla (qui tra parentesi quadra).
Zona di San Feliciano verso San Savino
- Fosso e strada del Morone, macerina, [punto di riferimento la casa del signor Annibale Dolciami]
- Abbeveratoio Monte Oliveto, [in direzione del camping “Porto Cervo” di Alceo Coni]
- Fosso e strada della Capanna, [in direzione della casa dei signori Memmo e Domenico Zoppitelli]
- Fosso e strada del Sorbo, abbeveratoio e macerina, [punto di riferimento la casa dei fratelli Sestilio e Lorenzo Momi]
Etichette:
censimento degli ormeggi,
dal passato
mercoledì 13 febbraio 2013
From 1833. Fishing boats used on the lake of Orbetello
Charles Heath Wilson
I now beg your attention for a few minutes, whilst I describe the next drawing.
In the summer of 1833 I made a journey from Leghorn to Rome along the coast, a terra incognita to most travellers, my object being to trace the Via Aurelia. At Orbetello, the last town in the Tuscan States, besides making some interesting antiquarian discoveries, I observed the boats which I am about to describe.
I now beg your attention for a few minutes, whilst I describe the next drawing.
In the summer of 1833 I made a journey from Leghorn to Rome along the coast, a terra incognita to most travellers, my object being to trace the Via Aurelia. At Orbetello, the last town in the Tuscan States, besides making some interesting antiquarian discoveries, I observed the boats which I am about to describe.
mercoledì 6 febbraio 2013
L'assemblea 2013 dell'Arbit
Anche quest'anno l'assemblea dell'associazione Arbit e il pranzo sociale si svolgeranno presso il (non più ex) ristorante la Capannina a Castiglione del Lago in via Lungolago 20. Il giorno? Domenica prossima, il 10 febbraio.
Per informazioni guidonautica@libero.it - cell. +393395456987.
sabato 2 febbraio 2013
Quale fu l'uso di dirlindane e spaderne sul lago di Como
di Giovanni Cetti
Chiamasi dirlindana o tirlindana, ed in alcuni paesi del lago anche molegna, una lunghissima lenza, la quale si adopera stando in una barchetta e tirandosela dietro nel lago. Lunghesso il filo si attaccano varii pezzetti di piombo, acciò cali al fondo. ll saper ben coprir la lenza di piombi, e distribuirli convenientemente sulla sua lunghezza, è cosa della massima importanza, e dalla quale dipende sovente la maggiore o minor presa di pesci. Dal pesce cui è destinata a prendere, riceve dessa il nome, e sul nostro lago si usano dirlindane di pesce-persico, di trota e di luccio.
I. Dirlindana di pesce-persico
Questa può essere di seta, di filo, di setale e d'altro; ma qualunque ne sia la materia è bene sia intrecciata, perché più difficilmente si attorciglia nell’usarla. Si adopera pure il filo di rame o di ottone, il quale se dall'una parte presenta molta fortezza, dall’altra richiede troppo cura nel pescare, poiché se si torce troppo rigidamente, di leggieri si spezza.
Chiamasi dirlindana o tirlindana, ed in alcuni paesi del lago anche molegna, una lunghissima lenza, la quale si adopera stando in una barchetta e tirandosela dietro nel lago. Lunghesso il filo si attaccano varii pezzetti di piombo, acciò cali al fondo. ll saper ben coprir la lenza di piombi, e distribuirli convenientemente sulla sua lunghezza, è cosa della massima importanza, e dalla quale dipende sovente la maggiore o minor presa di pesci. Dal pesce cui è destinata a prendere, riceve dessa il nome, e sul nostro lago si usano dirlindane di pesce-persico, di trota e di luccio.
I. Dirlindana di pesce-persico
Questa può essere di seta, di filo, di setale e d'altro; ma qualunque ne sia la materia è bene sia intrecciata, perché più difficilmente si attorciglia nell’usarla. Si adopera pure il filo di rame o di ottone, il quale se dall'una parte presenta molta fortezza, dall’altra richiede troppo cura nel pescare, poiché se si torce troppo rigidamente, di leggieri si spezza.
venerdì 25 gennaio 2013
La pantana dell'Alto Sile
Intervista a Carlo Michieletto
Cos’è la pantana? La pantana è una piccola imbarcazione tradizionale in legno che veniva utilizzata per navigare sull'alto corso del fiume Sile, nella zona tra le sorgenti e Quinto di Treviso. Il nome deriva dallo strusciare nel pantano di queste barche in legno a fondo piatto negli acquitrini dell’Alto Sile, dove solo mezzi di navigazione di modeste misure e senza chiglia potevano solcare queste acque stagnanti.
Per quali lavori veniva utilizzata e da chi?
Nell'alto corso del Sile si effettuava una navigazione "domestica" perché si trattava di una navigazione di breve raggio; la pantana veniva quindi utilizzata da contadini e mugnai che integravano le attività fluviali a quelle contadine.
La pesca risultava essere un'attività molto praticata grazie alla fitta rete acquea presente. I rivieraschi si addentravano con la propria barca nei ghèbi, corridoi fluviali molto stretti, nelle paludi ma anche in zone facilmente raggiungibili a piedi per raccogliere le erbe palustri che consistevano la base per creare una sorta di "artigianato della palude", dalle scope alle sedie impagliate.
Cos’è la pantana? La pantana è una piccola imbarcazione tradizionale in legno che veniva utilizzata per navigare sull'alto corso del fiume Sile, nella zona tra le sorgenti e Quinto di Treviso. Il nome deriva dallo strusciare nel pantano di queste barche in legno a fondo piatto negli acquitrini dell’Alto Sile, dove solo mezzi di navigazione di modeste misure e senza chiglia potevano solcare queste acque stagnanti.
Per quali lavori veniva utilizzata e da chi?
Nell'alto corso del Sile si effettuava una navigazione "domestica" perché si trattava di una navigazione di breve raggio; la pantana veniva quindi utilizzata da contadini e mugnai che integravano le attività fluviali a quelle contadine.
La pesca risultava essere un'attività molto praticata grazie alla fitta rete acquea presente. I rivieraschi si addentravano con la propria barca nei ghèbi, corridoi fluviali molto stretti, nelle paludi ma anche in zone facilmente raggiungibili a piedi per raccogliere le erbe palustri che consistevano la base per creare una sorta di "artigianato della palude", dalle scope alle sedie impagliate.
lunedì 21 gennaio 2013
Le rosette di pesce di Guido
Cosa serve
Filetti di persico e tinca, sfoglia di pasta fresca, olio extra vergine d’oliva, pangrattato, burro, patate, aglio, cipolla, prezzemolo, vino bianco, sale e pepe.
Prerarazione
In una pentola lessiamo le patate.
In una padella versiamo l'olio d'oliva e mettiamo a soffriggere la cipolla e l'aglio tritati.
lunedì 14 gennaio 2013
La "naue" di Posta Fibreno
Intervista a Gerardo Canini
Cos’è la naue? La naue è una caratteristica piccola imbarcazione utilizzata esclusivamente su lago e fiume Fibreno in provincia di Frosinone. È una barca di forma bislunga, ha un fondo piatto lungo un paio di metri e largo poco meno di un metro. La lunghezza totale del natante compreso le due estremità (cap), è di circa quattro metri e mezzo.
Come veniva costruita? Quali materiali si utilizzavano?
La naue veniva realizzata con tavole di quercia dello spessore di tre centimetri; tavole che venivano assemblate utilizzando uno speciale collante a base di farina e crusca di frumento prima di essere fissate con robusti chiodi quadrilateri.
Cos’è la naue? La naue è una caratteristica piccola imbarcazione utilizzata esclusivamente su lago e fiume Fibreno in provincia di Frosinone. È una barca di forma bislunga, ha un fondo piatto lungo un paio di metri e largo poco meno di un metro. La lunghezza totale del natante compreso le due estremità (cap), è di circa quattro metri e mezzo.
Come veniva costruita? Quali materiali si utilizzavano?
La naue veniva realizzata con tavole di quercia dello spessore di tre centimetri; tavole che venivano assemblate utilizzando uno speciale collante a base di farina e crusca di frumento prima di essere fissate con robusti chiodi quadrilateri.
mercoledì 2 gennaio 2013
«Le Lac de Trasimène e la carpe monstre». Dal 1860, la cronaca di una gita al Trasimeno
di Louise Colet
La principessa Marie Bonaparte torna a la Viano proponendoci di fare una passeggiata al lago Trasimeno. Partiamo in un pomeriggio caldo su una carrozza scoperta, alla quale sono stati aggiogati tre superbi buoi; non potendo i cavalli portarci sin la cima della ripida salita in cui si trova Castiglione del Lago.
Tutte le strade dello Stato della Chiesa sono così mal gestite che percorrendole ci si può imbattere d’improvviso in grandi pietre, pozze d'acqua o tronchi d'albero, dove i cavalli rischiano d’inciampare, mentre i buoi procedono sicuri con maestosa lentezza. Il nostro tiro ricorda il carro dei re franco merovingi.
Lasciamo dietro di noi la bianca villa della principessa e arriviamo al villaggio di Pozzuolo. Il lago Trasimeno ci appare all'improvviso sulla sinistra nella sua calma estensione, poi lo perdiamo di vista.