Incontro: Storia di barche, Castiglione del Lago, 18 maggio 2013
La cantieristica navale è un argomento per molto tempo considerato secondario rispetto allo studio dei relitti, dei carichi e di tutti gli argomenti classici dell’archeologia delle acque, ed è solo da alcuni anni che le cose stanno cambiando grazie anche ad una serie di rinvenimenti archeologici (navi di Pisa San Rossore e scavo del porto di Olbia) la cui spettacolarità ha contribuito ad aumentare la sensibilità su aspetti specifici della cultura materiale e artigianale di ambito navale. Questi contesti sono infatti i primi in area mediterranea in cui si sono rinvenuti contesti fluviali o marittimi, integri, sigillati da eventi alluvionali (figura 1 e figura 2) .




- Figura 1. Navi di Pisa, fasi di scavo (immagini via Cantiere delle Navi Antiche di Pisa).
Lo studio dei luoghi di costruzione navale, cantieri e arsenali, si è basato a lungo sulle fonti archivistiche, sull’iconografia e sull’etnografia, data la quasi totale assenza di rinvenimenti archeologici in ambito italiano (questo non vale ad esempio per il Nord Europa dove esiste una tradizione di studi già consolidata e numerosi rinvenimenti). I dati d’archivio consentono di conoscere nel dettaglio l’organizzazione interna del lavoro nei cantieri, le figure coinvolte, gli aspetti legislativi, ma anche elementi tecnici come le tipologie di imbarcazioni, le misure, i committenti, l’approvvigionamento di materie prime, la dislocazione dei cantieri in un dato territorio, e talvolta ci aiutano ad avere un’idea della struttura fisica dell’edificio-cantiere.