Quelli fra i mortali, che il caso volle nascessero fra le dovizie, fra i comodi e gli agi della vita, e figli privilegiati di Adamo non fossero condannati a sudare un tozzo di pane, in ogni tempo ed in ogni paese sempre posero cura, e pensiero nel soddisfare ai piaceri dei sensi, fra i quali non ultimo fu il palato. Da ciò venne che l’arte culinaria fin dall’antichità fosse tenuta in gran pregio, e la speranza di larghe retribuzioni, e la stima in cui erano tenuti i cultori di essi, fossero stimolo a molti di dedicarvisi a tutt’uomo.

Gli animali domestici e i selvatici della foresta, ¡ garruli abitanti dell’aria e i muti abitatori delle acque, gli erbaggi dell’orto e ¡ vegetali delle più lontane regioni, i minerali, e infine gli svariati prodotti dei tre regni della natura, tutti vennero dai gastronomo messi a contribuzione per l’arte sua. Egli ne esaminò la chimica composizione, ne studiò i diversi sapori, e dopo molteplici esperimenti, scoprì quali diverse combinazioni, quali diverse dosi fossero necessarie per comporre soavi intingoli, e manicaretti delicati al gusto.