martedì 26 marzo 2013

Tegamaccio sì ma dei Binami



Per cucinare il tegamaccio è fondamentale il coccio, da cui prende nome il piatto.

Gli ingredienti necessari sono quelli di sempre: la cipolla, l’olio d’oliva, la conserva di pomodoro, il sale, il pepe, i pomodori pelati, e, naturalmente, tutti i tipi di pesce del lago: tinca, luccio, anguilla, persico e, quando c’è, anche il boccalone.

venerdì 15 marzo 2013

Il barchino di Fucecchio e le barche tradizionali dell’Arno

di Marco Bonino

Quando mi sono recato sul Padule di Fucecchio per esaminare i barchìni stavo preparando una relazione che nel giro di un mese avrei presentato al Convegno dell’Atlante Linguistico dei Laghi Italiani a Cerreto Guidi. I tempi erano piuttosto stretti e la cosa mi dava un po’ di disagio: avrei trovato materiale sufficiente? vi sarebbero stati ancora esemplari da esaminare? Ma poi pensavo che in fondo le ricerche in Toscana mi avevano sempre dato soddisfazione: nel 1976 con i navicelli, nel 1982 e poi nel 1985 con la navi arcaiche ed etrusche; ho visto scomparire con preoccupante rapidità la nave di Rovezzano o quel navicello che fino al 1980 vidi vicino al Ponte Vecchio a Firenze e questo non era una buona premessa, ma forse anche questa volta quell’ambiente straordinario mi avrebbe potuto fornire motivi di ricerca interessanti. E così fu, grazie all’aiuto prestatomi dai colleghi dell’Atlante Linguistico ed alla disponibilità delle persone intervistate ad Anchione e ad Empoli 1.



- Figura a. Distribuzione dei barchìni nelle tradizioni toscane. 1) alto e medio Arno; 2) dalla veduta della Catena di Firenze 1470; 3) barchìno della zona di Empoli; 4) tipo tra Pontedera e Pisa.

Nelle zone lacustri interne e costiere della Toscana che gravitano attorno ai bacini dell’Arno e del Serchio si è sviluppato un tipo semplice d’imbarcazione tradizionale: il barchino, che, pur con alcune varianti locali, mostra concetti di forma e di metodo di costruzione simili. Così lo troviamo sui paduli di Fucecchio e di Bientina, sui Lago di Massaciuccoli, tra gli stagni e canali tra la foce del Serchio e Livorno e su lunghi tratti dei fiumi principali. Nelle zone maremmane il barchìno è un po’ diverso e si fonde in alcuni casi con la bufala della Maremma meridionale e laziale, mentre ad Orbetello troviamo un altro barchìno con forme più adattate a quell’ambiente lagunare. Questa molteplicità è dipesa dalla natura degli specchi e dei corsi d’acqua su cui questa barca era usata ed anche dalle attività a cui era adibita: caccia, pesca, raccolta di materiali palustri, piccoli trasporti di persone e di cose, come si sono sviluppate ed evolute nel corso dei secoli, in un ambiente che si è conservato abbastanza integro fino alla metà del XVIII secolo. In quell’epoca fu iniziato il prosciugamento definitivo del Padule di Fucecchio, che terminò tra la fine del secolo scorso e l’inizio dei nostro, quando scomparvero anche il Lago di Bientina e gli Stagni di Livorno; solo nel Lago di Massaciuccoli rimase il ricordo della situazione idrologica dei secoli precedenti.

venerdì 8 marzo 2013

Quando i sandali solcavano le acque delle paludi pontine

Gaspard de Prony

"Le barche utilizzate nelle paludi pontine sono chiamate sandali: ce ne sono di diverse dimensioni. Le divideremo in due classi, quelle più comunemente usate.



Le barche più grandi, quelli della classe prima, sono chiamate sandaloni, hanno una lunghezza di m. 13,10 e una larghezza di m. 3,18. Hanno una portata, discendendo la corrente, di 11.000 kg, si immergono per cm. 78, hanno quindi il bordo superiore 22 cm. sopra l'acqua, risalendo la corrente il loro carico è di 6.500 kg.

Le barche della seconda classe, che sono più piccole, sono chiamate semplicemente sandali sono lunghe m. 7,36 e larghe m. 1,34: la portata discendendo la corrente è di 2.200 kg, si immergono per 48 cm. in acqua, e quindi hanno il bordo superiore 10 cm. sopra il livello dell'acqua, risalendo la corrente la portata è di 1.300 kg.

L'alaggio di solito è fatto da uomini."

venerdì 1 marzo 2013

Queste erano le scese del Trasimeno trent'anni fa



Quella che segue è la trascrizione del dattiloscritto, con alcune annotazione autografe, dell'elenco delle scese fatto compilare dal Consorzio Pesca e Acquicoltura del Trasimeno nella prima metà degli anni '80 del '900.
Il titolo dei paragrafi indica le zone in cui venne suddiviso il perimetro del lago. Al nome dell'accesso al Trasimeno segue, a volte, una breve descrizione riguardante l'uso tradizionale  della scesa (qui riportata in corsivo) e altre indicazioni utili a individuarla (qui tra parentesi quadra).

Zona di San Feliciano verso San Savino 
  1. Fosso e strada del Morone, macerina, [punto di riferimento la casa del signor Annibale Dolciami]
  2. Abbeveratoio Monte Oliveto, [in direzione del camping “Porto Cervo” di Alceo Coni]
  3. Fosso e strada della Capanna, [in direzione della casa dei signori Memmo e Domenico Zoppitelli]
  4. Fosso e strada del Sorbo, abbeveratoio e macerina, [punto di riferimento la casa dei fratelli Sestilio e Lorenzo Momi]